La mia laurea

Oggi discuto la mia tesi di laurea, per l’occasione condividerò un piccolo estratto del mio lavoro di tesi

“Il diritto non si limita ad usare la lingua per comunicare i propri contenuti e per descrivere la realtà, piuttosto si manifesta linguisticamente, sicché può risultare difficile tracciare il confine tra l’analisi puramente linguistica e quella giuridica di un testo. La mia tesi di laurea inizia con questa considerazione per parlare del linguaggio giuridico come varietà speciale della lingua comune.

Esso è un “sottocodice”, una varietà della lingua comune con peculiarità proprie perché legata ad una specifica scienza pratica.

Il linguaggio giuridico è stato oggetto di studio anche della sociolinguistica che presta particolare attenzione alla varietà della lingua, al suo ruolo nella comunicazione, al contesto, ai registri e stili. Questo tipo di linguaggio giuridico e burocratico si distingue per il suo lessico settoriale e specifico. Spesso è di difficile comprensione, tanto da essersi meritato, da parte di Italo Calvino, l’appellativo di “antilingua”.

Il linguaggio tecnico e settoriale del diritto è tipico di certe aree tematiche o campi di attività e la sua traduzione rientra tra le traduzioni tecnico-scientifiche. Esso è interdisciplinare e caratterizzato dalla società e dalla cultura in cui si trova ed è tipico di ogni ordinamento giuridico. L’ordinamento giuridico stesso nasce da una propria tradizione e storia, ha propri istituti ed organi giudicanti. I due più grandi ordinamenti giuridici esistenti sono il Common Law ed il Civil Law.

L’evoluzione autonoma del diritto del common law, in modo indipendente dal continente europeo, ha creato, ad esempio, una grande quantità di concetti intraducibili perché può mancare nelle lingue neolatine addirittura l’equivalente istituzione.

Equity is, in Common Law system, that area of law in which aequitas (equitable and good faith remedies) prevails over the rigidity of the technical-formal schemes of Common Law. Another useful example for the purposes of our study is the concept of ‘ownership’. According to the Common Law tradition, all the land is the property of the Crown. Every landowner has not the absolute property and is under the direct authority of the sovereign through the institution of concession. As a result, ‘ownership’ cannot be translated as ‘proprietà’ as the Civil Law means, since in this last word there is an idea of exclusivity that does not fit Common Law.

Anche all’interno del civil law, nell’ordinamento tedesco ad esempio, le peculiarità di questo linguaggio tecnico non mancano.

Fachsprache kann nach einer horizontalen Dimension (soziokulturelle Aspekte) und einer vertikalen Dimension (Hierarchie, Abstraktion und linguistische Komplexität) analysiert werden.

Der Fall des deutschen Begriffs „Rechtsgeschäftʺ hat den italienischen Neologismus „Negozio giuridicoʺ inspiriert und es ist ein gutes Beispiel für die historische Untersuchung der Rechtsprache. Auf Italienisch ist das Wort aus der Kombination der Begriffe Geschäft und Recht ergibt.

Ein anderer Fall ist, wenn es in der Zielsprache kein vollständiges Äquivalent gibt.  Z.B. was bedeutet auf deutsch ‘Bundesgerichtshof’ (BGH), und welche Übersetzung sollte für dieses Wort auf Italienisch gewählt werden? Im Wortsinn, ist der Bundesgerichtshof das Gericht der letzten Instanz der ordentlichen Justiz in Deutschland. Der ‘Bundesgerichtshof‘ hat etwas mit dem italienischen ‘Corte di Cassazione‘ gemeinsam, aber diese Übersetzung könnte besser mit einem italienischen Publikum verwendet werden.

Come fare quindi nella pratica a tradurre il linguaggio legale in maniera corretta?  Iniziamo dalla traduzione automatica neurale tramite l’uso di MateCat, Deepl e Google Translate

Si prenda ad esempio la parola ‘prescrizione’ che nel linguaggio giuridico italiano è “l’estinzione di un diritto quando il titolare non lo eserciti per il tempo determinato dalla legge”. Non esiste una parola in inglese che combaci perfettamente, le corti inglesi applicano l’istituto in maniera diversa, per evitare il decorso di troppo tempo dal fatto di reato. Avendo la prescrizione un’origine diversa nel common law e nel civil law, non si può parlare di corrispondenza totale tra i due istituti

Può essere quindi utile verificare la “trasponibilità” da un ordinamento all’altro e fare un’analisi di diritto comparato che confronta differenze e parallelismi tra istituti giuridici in ordinamenti e lingue diverse, il suo scopo è trovare differenze interlinguistiche ed interculturali ed il risultato può spaziare tra l’equivalenza concettuale piena tra due termini ed un’equivalenza nulla o una lacuna terminologica.

Il diritto italiano e quello tedesco fanno parte del Civil law, hanno dei codici e riconoscono la prescrizione come istituto. Si procede quindi all’analisi dell’intero testo dell’articolo 78 del Codice Penale tedesco inserendolo nei tre traduttori MateCat, Google Translate e DeepL. I tre traduttori seppur offrano delle buone traduzioni, presentano tuttavia incoerenze e terminologia fuori contesto che potrebbero indurre in errore il traduttore.

Per vedere cosa cambia con l’utilizzo dei CAT tool, si utilizza SDL Trados Studio 2019, un software di traduzione che permette di gestire progetti di traduzione, organizzarne la terminologia e conservare il layout originale del testo. Si lavora su due articoli del Codice Penale tedesco sulla prescrizione, in successione cronologica.

Il primo passaggio è inserire il file del documento da tradurre nel programma, in questo caso come documento singolo, essendo un file word contenente una parte dell’articolo 78 del Codice Penale tedesco. Dopo l’inserimento del nuovo documento può essere creata una nuova memoria di traduzione, completa di nome, descrizione e combinazione linguistica.

Si inizia la traduzione. La segmentazione del testo a sinistra è la divisione che Trados Studio fa automaticamente, mentre sulla destra ogni segmento della lingua d’origine corrisponderà ad una traduzione nella lingua d’arrivo.  

Si inserisce poi il testo integrale dell’articolo precedente e si abilita la memoria dedicata alla traduzione del Codice Penale tedesco. Le memorie di traduzione generate sono il patrimonio terminologico del traduttore, egli potrà aggiornarle ed ampliarle ogni volta che debbano essere utilizzate per un lavoro.  Qui è il contributo umano che fa la differenza perché i traduttori automatici non sempre sono corretti e attendibili per il nostro contesto. La traduzione si basa sulle corrispondenze più o meno rilevanti tra vecchi e nuovi contenuti; il match sarà pari al 100% se in precedenza è stato tradotto lo stesso contenuto, mentre per un contenuto simile si avrà una corrispondenza parziale, ovvero un fuzzy match.

Passando da un articolo all’altro del Codice Penale tedesco, vertenti sempre sulla prescrizione, si nota come Trados riconosca immediatamente una data somiglianza e inserisca automaticamente le traduzioni che già conosce nel segmento della lingua d’arrivo, mentre nei risultati di traduzioni si segnalano le discordanze.

Gli strumenti e la tecnologia dei CAT tool sono in grado di fornire determinati vantaggi alla traduzione di un testo legale in ambienti multilingue, come l’economicità, l’efficienza e la migliore qualità. 

Il linguaggio utilizzato dalle pubbliche amministrazioni ha molte caratteristiche che rendono difficile comunicare efficacemente con i cittadini: parole antiquate, termini tecnici, neologismi inutili, acronimi, frasi lunghe e piene di verbi. Per il traduttore, è necessario assicurare che lo scopo comunicativo dei testi prodotto di un lavoro di traduzione sia raggiunto efficacemente. La Commissione europea ha pubblicato guide di stile per coloro che partecipano all’elaborazione di norme e testi legislativi. La guida in questione ha lo scopo di aiutare il redattore del testo nella propria lingua o in quella di altri. La traduzione giuridica è soprattutto un atto comunicativo e il contributo professionale del traduttore si riflette in molti settori come il post-editing, la mediazione culturale e la comunicazione tra sistemi diversi.

Il progresso tecnologico supporta il lavoro e apporta miglioramenti, velocizza la traduzione e standardizza i risultati. Tuttavia, il contributo del traduttore umano non può essere sostituito.”

Mi presento

Mi chiamo Valeria, ho quasi 28 anni e frequento la facoltà di mediazione linguistica, indirizzo interpretariato e traduzione presso la SSML San Domenico, a Roma. Mi piace lavorare come traduttrice, per ora solo di testi tecnici e meccanici, la mia aspirazione invece è tradurre testi giuridici, criminologici e sociali. Credo che la traduzione sia uno dei mattoni su cui si sta costruendo la società presente e futura. Se si traduce con l’uso di CAT-Tools dedicati, allora ci troviamo già catapultati nel futuro.

Qui mi dedico invece a scrivere dei racconti ispirandomi a foto scattate da me ed a storie viste o vissute sempre da me.

Buona lettura

Antropomorfia

Parco dei Mostri – Bomarzo

Livia era fissa in piedi davanti a quella statua dalle forme mostruose, ormai da una decina di minuti. Analizzava le squame della coda, le scanalature delle ali, ed il viso da donna cercando di indovinarne l’espressione. Di pesce e di uccello, di donna e di animale, Livia pensava a quale mito potesse ricollegarsi quel mostro e non si dava pace, doveva capire in qualche modo quale fosse stata l’intenzione dello scultore. Un banale “perché?”, in realtà, le stava martellando la testa.

“Posso aiutarla signorina? Ho notato il suo sguardo incuriosito e non ho potuto fare a meno di avvicinarmi”.

“Ciao, sì, sono rimasta incantata a dire il vero!”

“Le sembrerà strano ma non a tutti fa questo effetto! La gente preferisce salire sulla casa pendente o fare una foto ricordo dentro la bocca del mostro più famoso del parco, e passano distrattamente davanti questa scultura. Io sono una guida del parco, passo molto tempo qui per notare questi particolari!”

Livia ascoltava con attenzione la guida, ci doveva essere qualche legame forte tra lei e questa figura. D’altra parte era l’unica che aveva davvero notato, eppure la scelta era ardua tra tutte quelle strane figure metaforiche. “A dire il vero la cosa che mi ha più colpito è la sua espressione umana in un corpo mostruoso, come ci si deve sentire in una prigione del genere?” Ma questo non poteva dirlo ad alta voce, sicura che l’effetto della sua riflessione avrebbe indotto la guida in una fragorosa risata o nell’intimo sospetto che fosse matta.

“Se può interessarti sembra che sia riconducibile al mostro mitologico romano Furia, alato con coda da sirena, la personificazione femminile della vendetta, ma rimarrà sempre una scultura avvolta dal mistero. Comunque se vuoi qualche informazione io sono in giro per il parco, posso spiegarti volentieri”.

“Grazie, molto gentile! Intanto proseguo il giro, se ho altre curiosità ti chiedo!”

Ma la curiosità per altro era svanita dopo quelle informazioni sull’identità della figura mostruosa che aveva ascoltato dalla guida e gelosamente tenute a mente. Era proprio la difficoltà di comprendere e abbracciare un’idea tanto eclettica, frammentata, diversificata a tenere alta la soglia della curiosità. E la fantasia di vedersi calata in un corpo del genere, diabolico simbolo di un sentimento freddo.

Ma il tempo era ormai scaduto, il telefono di Livia suonava ed erano i suoi amici a chiamarla per riprendere la visita insieme, dato che l’avevano persa da un po’ ormai, e il parco aveva ancora molto da mostrare.

Ruota panoramica

Scatto sulla pista ciclabile di Pescara

Pescara di notte è sempre bella.

La pista ciclabile in riva al mare, le luci, i ragazzi con lo skateboard, la ruota panoramica la rendono un po’ Miami, per chi a Miami non c’è mai stato. Poi una volta stata a Miami, Caterina si era resa conto che Pescara le stava stretta e che aveva idealizzato più di quanto ci fosse in quella città. Eppure dopo mesi oltremare era dovuta tornare. Ogni scelta presuppone un antefatto ed un epilogo dell’alternativa che viene scartata, e questo era il momento dell’epilogo di una storia per il bene di un’altra.

Al tramonto, col cuore pesante un macigno. “Nonno guarda! Sono diventata grande!”, Caterina sorride al ricordo di se stessa a 7 anni quando aveva imparato ad andare in bici senza ruote di sostegno. Correva verso suo nonno e non le importava delle ginocchia rosse e sbucciate, e del sorriso sdentato di chi sta cambiando i denti da latte. Era diventata grande e il resto non le importava. Era quando “diventare grandi” aveva ancora il suo fascino, e crescere era tutto quello che voleva.

Caterina sorride e abbassa lo sguardo, le fossette sulle guance e il sorriso di chi si rivede dopo venti anni e ride dell’ingenuità del passato. Ora crescere è solo un pugno al cuore, una responsabilità dopo l’altra e sempre di cose spiacevoli. Poi alza la testa e gli occhi verso il mare aperto, si sporge sul parapetto della posta ciclabile e lo afferra con forza; torna serena al pensiero che sarà tutto finito presto.

“Mamma quanto è grande il mare?”. Mano nella mano, Caterina e sua mamma facevano grandi passeggiate il sabato mattina. Ma la risposta la sapeva ora: il mare è grande abbastanza. Abbastanza è una parola del tutto discrezionale. Puoi decidere te quanto vale. Quando pensi che valga tanto allora il mare è grande “abbastanza” per dividere persone e lasciare a riva ciò che non può seguirti. Quando pensi che valga poco allora il mare è “abbastanza” limitato e piccolo da non dividere per sempre persone e lasciare che un vento di bonaccia nostalgica solchi le onde per approdare sulla riva opposta, magari proprio Miami e richiamarti qui, a Pescara.

Bagnanti

San Benedetto del Tronto, in un torrido pomeriggio d’estate

‘Oggi vado al mare’.

Alice non vedeva l’ora di prendersi una pausa dal caos quotidiano di tutte quelle scartoffie che le ingombravano la mente, le costringevano ad una soglia dell’attenzione alta e costante e che alla prima folata di vento entrante dalla finestra cadevano rovinosamente sul pavimento. Ieri quella folata di vento le era costata una bella strigliata del suo capo, che non si limitava a pretendere da lei più attenzione e puntualità nel suo lavoro, bensì si permetteva di toccare le corde più fragili del suo animo.

“Dove credi di andare con quella mente che ti ritrovi!”, “Se non fosse per la mia pazienza non riusciresti ad andare avanti qui”.

E Alice abbozzava, mandava giù questi macigni che non aiutavano di certo la sua autostima già bassa e compromessa dalle vicende personali. Da quando Marco l’aveva lasciata ed era finita la loro convivenza le mancava la terra sotto i piedi e le mancava sempre di più.

Ma oggi no. Voleva godersi questo giorno di ferie strappato alla finta clemenza del suo capo ufficio ed andare al mare. Prima cosa indossare un costume, prendere una crema solare adatta alla sua carnagione chiara, un telo e gli occhiali da sole. Il pensiero non era andato neanche su qualcosa da leggere, una rivista enigmistica e soprattutto niente telefono. ‘Ci manca solo che mi chiama mia madre per sapere se dormo o mangio abbastanza. Certo, se chiama Marco e non mi trova cosa penserà, ma tanto lui non chiama più, ho capito.’

Vivere a San Benedetto del Tronto le era sempre piaciuto, mare vicino, città non troppo grande, amicizie di una vita e tranquillità senza grandi pretese. Poi si passa con poco dall’asfalto alla sabbia chiara e il mare sta sempre lì ad accogliere i crucci di una giornata storta o le chiacchiere in compagnia davanti a una birra. E quindi Alice andava sempre lì, in quel pezzetto di spiaggia libera, non affollata, tra le palme e i gabbiani.

Neanche il tempo di stendere l’asciugamano e Alice si butta in acqua, fredda oggi ma piacevole, chiude gli occhi e trattiene il respiro, si bagna i lunghi capelli ricci e arriva fino al basso fondale, affonda le mani nella sabbia e ne prende due pugni nelle mani chiuse e serrate e poi la lascia posarsi a terra mentre lei risale in superficie. Risale in superficie e il sale le brucia un pò negli occhi, si passa le mani per asciugarsi la faccia dall’acqua e dalle lacrime che esplodono. Il sale scioglie il ghiaccio e nel mare le emozioni. Alice ha quello che cercava, una reazione dallo stato di apatia in cui la convivenza con Marco la aveva indotta. Si stava a galla per non affogare, fino a quando il mese scorso una lite aveva vomitato tutta la bile delle promesse non mantenute, dei problemi per arrivare a fine mese, della famiglia invadente e delle infiltrazioni dal coinquilino di sopra. Alla fine uno si chiede se sia un dovere riuscire a stare a galla e scopre che magari lasciarsi andare alla violenza delle onde è pericoloso, ma si vincono se non si affoga.

Berlino – Kotbusser Tor

Stormo in migrazione sopra la fermata di Kotbusser Tor, Berlino

Lena non crede alle coincidenze, ha sempre pensato che qualsiasi passo, scelta e atto della sua vita fosse totalmente frutto della sua volontà: non avrebbe una stanza in affitto a Berlino se non l’avesse cercata per mesi tra annunci on-line e non sarebbe lì se non si fosse trasferita in cerca di realizzazione personale. Lena è pragmatica e realista, non si fa incantare da falsi miti, prova sempre una bevanda nuova senza cedere alle fantastiche pubblicità, dà una seconda possibilità alle persone solo se vede che qualcosa sta cambiando. Lena è disillusa e non crede ai miracoli: non troverà ancora quella gonna in saldo, non le rinnoveranno il contratto se il team del quale fa parte non finisce in tempo il plastico del nuovo centro commerciale a Friedrichshain.

Lena cammina tra le strade di Kreuzberg, diretta verso casa e fa sempre la stessa strada, non vuole cambiare tragitto se quello che percorre funziona già. Dalla fermata di Kotbusser Tor quella che ha scelto è per lei la più comoda, veloce e semplice. Solo 8 minuti per arrivare sulla soglia della porta di casa, marciapiede e pochi negozi sulla via, quindi poca gente a rallentarla. Ma una goccia le bagna il naso e già sente che la pioggia si intensifica, allora cammina a passo svelto perché odia bagnarsi e teme che la busta di cartone della spesa possa cedere, una volta fradicia. È bastato pensarlo perché si avverasse, un temporale estivo esplode al preannuncio di un tuono e goccioloni caldi iniziano a cadere rumorosamente. La gente per strada si mette al riparo sotto i ponti della U-Bahn e sotto i tendaggi degli Spätkauf.

Manca poco per arrivare a casa, girare alla prossima a destra, poi alla prima a sinistra, e poi il palazzo blu è lì davanti. Gira a destra e si blocca improvvisamente davanti alla transenna che non permette di entrare nella strada, causa lavori stradali. La velocità ed efficienza dei cantieri stradali è rinomata, ma ne spuntano come funghi in ogni momento della giornata. Possibile che nessun avviso da leggere fosse affisso nei giorni scorsi? Niente da fare, per la prossima giornata il transito per auto e pedoni è interrotto, che fare? Cambiare strada. Lena si gira bruscamente su sé stessa e la busta di carta completamente bagnata urta contro il muro, basta una lieve strusciata e si rompe, la spesa cade fragorosamente a terra.

Che disastro, non ci voleva. Lena si affretta a raccogliere la sua spesa prima che si bagni ancora. Alza lo sguardo, si alza e riparte per la sua strada ancora più veloce. Sceglie di fare il giro opposto dell’isolato quando vede Mark. È proprio il ragazzo riccio più brillante del team, l’architetto alto e dinoccolato più giovane ed esperto che abbia mai conosciuto e Lena è attratta dalla pornografia dell’immagine di Mark intento a studiare i plastici di progetti edilizi nella sua stanza piccola e angusta, mentre si concede una sigaretta di pausa e fumando protende le sue labbra carnose. Ognuno ha la sua concezione di attrazione, e Lena non sa neanche cosa pensare davanti all’idea meno pragmatica e razionale che le sia balenata mai.